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 Tibet e Cina situazione inaccettabile e preoccupante

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Mac Leod Duncan
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Mac Leod Duncan


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MessaggioTitolo: Tibet e Cina situazione inaccettabile e preoccupante   Tibet e Cina situazione inaccettabile e preoccupante Icon_minitimeGio Apr 10, 2008 6:55 pm

Le olimpiadi esordienti,risaputamente prive di un odiens degno di nota,stanno cercando di fungere da collante tra due realta' cosi' vicine ma preoccupantemente lontane,che possa essere per quelle di cui sopra un bieco tentativo per riacquistare un po' di visibilita'? Ma sopratutto e' giusto pensare alle olimpiadi in un paese responsabile di una situazione incommentabile?
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Ultima modifica di Mac Leod Duncan il Ven Apr 11, 2008 2:06 am - modificato 1 volta.
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Axel_Wolfeneye
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MessaggioTitolo: Re: Tibet e Cina situazione inaccettabile e preoccupante   Tibet e Cina situazione inaccettabile e preoccupante Icon_minitimeGio Apr 10, 2008 11:11 pm

Effettivamente le olimpiadi dovrebbero servire per riappacificare i paesi anche solo per breve tempo facendoli riflettere sui loro sbagli e sulle loro scelte con la speranza che con gli ultimi eventi accaduti si possano presto correggere.
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IL BESCIAMELLONE
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MessaggioTitolo: Re: Tibet e Cina situazione inaccettabile e preoccupante   Tibet e Cina situazione inaccettabile e preoccupante Icon_minitimeDom Apr 13, 2008 12:18 am

Salve a tutti, belle e brutti.
Sono moltissime le critiche da muovere verso la Cina, il rispetto dei diritti umani, la questione ambientale e il vergognoso appoggio che questo muove verso alcune nazioni come la Birmania ed il Sudan, responsabili di gravissimi crimini, ma considerati i sanguinosi fatti recenti, credo sia più giusto soffermarsi sulle vicende del disgraziatissimo popolo tibetano.
Il Tibet è un paese estremamente affascinante, permeato da una concezione gentile e spirituale, rimasto a lungo semi sconosciuto tanto che ancor’ oggi la sua storia antica è poco nota. Per molti secoli le genti tibetane pare abbiano avuto un esistenza simile a quella dei nomadi dell’ Asia centrale (uiguri, chirghisi, tagichi, mongoli). Solo agli inizi del VII sec. d.C. il grande sovrano Gampo cercò di portare il Tibet ad uno stadio di civiltà più avanzato, frutto della sintesi tra l’ apporto indiano e quello cinese. Non mancarono anche i contatti con la civiltà islamica, ma furono blandi e a volte conflittuali. Poco dopo avvenne l’ introduzione del buddismo che si sviluppò sull’ altopiano tibetano in una maniera autonoma, legata al retaggio delle antiche tradizioni animistiche, dando vita al buddismo lamaista. Da questa nuova religione derivò il tratto caratteristico dell’ organizzazione tibetana; una teocrazia nella quale i monasteri detenevano il potere. Dal XII secolo il Tibet divenne parte dell’ impero mongolo di Gengis Khan. Per quasi due secoli Tibet e Cina si trovarono sotto lo stesso sistema politico assoggettato al governo dei mongoli. Anche a seguito di ciò, l'attuale Repubblica Popolare Cinese rivendica il territorio tibetano come parte della Cina, pertanto proclama la legittimità dell'annessione del Tibet. Praticamente è come se
l'India rivendicasse diritti nei confronti della Birmania in quanto in passato appartenenti entrambe all'impero coloniale britannico.
Il sistema politico religioso fu oggetto di varie riforme, nel XIV da parte del monaco Tsong Kha Pa che organizzo il sistema di successioni del Dalai Lama (massima autorità del paese) e nel 1642 dal quinto Dalai Lama, Ngawang Lobsang Gyatso (1617 - 1682), il quale istituì l' attuale sistema di Governo Tibetano abbattuto nel 1950 dai cinesi.
L’ influenza cinese, varie volte affermata e poi perduta, si fece sentire vigorosamente con la dinastia Manciù dalla prima metà del XVIII secolo, quando i cinesi affermarono la propria autorità sulle regioni periferiche ed inviarono una delegazione a Lhasa la capitale del Tibet intromettendosi nelle questioni dinastiche per i propri interessi.
Questo fu l' inizio della interferenza Manciù negli affari Tibetani. Quando i Tibetani si ribellarono contro i Cinesi nel 1750 e uccisero l'amban, l'esercito cinese entrò nel paese e ne nominò il successore. Un intervento Manciù in Tibet si verificò ancora nel 1790 quando i rappresentanti (Ambans) dell' Imperatore Qing si trasferirono a Lhasa e tentarono di impegnarsi in indicibili intrighi per intromettersi negli affari Tibetani.
In pratica il Tibet versava sotto protettorato, pur essendo nominalmente indipendente, quindi non come oggigiorno, dove è stato annesso con la forza alla Cina.
Nel XIX secolo gli inglesi insediati in India, tentarono di estendere la loro influenza sul Tibet a scapito di cinesi e russi, prima con atti di spionaggio (il paese era chiuso agli stranieri), poi con azioni militari che portarono alla conferenza di Shimla (1914), nella quale le autorità tibetane, nonostante le rimostranze cinesi, accettarono una sorta di protettorato britannico e una divisione dei confini favorevole per l’ India britannica.
Con la caduta della dinastia mancese (1911) e l’ avvento della repubblica i cinesi rinnovarono il loro interesse per il paese dei Lama, ma una serie di guerre interne e l’ aggressione del Giappone (1931-1945) gettarono nel caos il paese di mezzo facendo accantonare le sue mire espansionistiche. La questione riesplose con l’ affermazione della Repubblica Popolare Cinese (1949) da parte di Mao Zetung.
Inizialmente la dominazione fu avviata per via diplomatica, contando anche sull’ inesperienze del giovane XIV Dalai Lama, ma poi, approfittando del trambusto derivato dalla guerra di Corea, i cinesi passarono all’ attacco occupando alcune zone del Tibet. I tibetani reagirono dichiarando maggiorenne il Dalai Lama e pertanto adatto a governare sul paese. I cinesi allora attaccarono e sconfissero con facilità l’ esercito tibetano, con funzioni più che altro cerimoniali, impedendo di governare al Dalai Lama. Il Tibet, membro fondatore dell'ONU e non allineato con alcuna superpotenza, divenne una preda facile: l' Europa trattò l'invasione come una questione interna cinese, gli Stati Uniti erano già impegnati in Corea e preferirono ignorare l’ accaduto, mentre l’ India, più toccata dall’ invasione, si limitò a proteste verbali. Da qui possiamo trarne una lezione, vedendo qual’ è il destino delle nazioni incapaci di difendersi.
Nel 1951 fu firmato con la Cina un trattato altamente sfavorevole al Tibet, nel quale questi rinunciava alla propria indipendenza, sotto minaccia di rappresaglie terribili.
Nonostante ciò, nel 1954 cominciarono nelle regioni periferiche del Tibet repressioni e distruzioni di monasteri che scatenarono nel 1955 le prime fiammate di insurrezione armata, a cui parteciparono i monaci buddisti. A quel punto, gli U.S.A, che avevano già combattuto direttamente contro i cinesi in Corea presero l'iniziativa, e la CIA venne incaricata di addestrare la resistenza tibetana. L'aiuto, sempre più blando, verrà interrotto definitivamente nel 1971, dopo il disgelo con la Cina al fine di trovare una via d'uscita alla Guerra del Viet Nam.
Nel 1956 i cinesi scatenarono una delle offensive più sanguinose, con 150.000 soldati e bombardamenti a tappeto.
Nel 1959, con il supporto della CIA, venne organizzata una rivolta tibetana che venne stroncata provocando decine di migliaia di morti. Approfittando dei dissidi in seno al Partito comunista cinese, nel marzo 1959, il movimento di resistenza tibetano, ormai esteso a tutto il paese, culminò con una sollevazione nazionale contro i Cinesi che la repressero con forza spietata. Migliaia di uomini, donne e bambini furono massacrati nelle strade di Lhasa e in altri luoghi. Il Dalai Lama abbandonò Lhasa per cercare asilo politico in India, seguito da oltre 80.000 profughi Tibetani. Mai prima nella loro lunga storia tanti Tibetani furono costretti a lasciare la loro patria in circostanze così tragiche. Oggi ci sono circa 130.000 profughi Tibetani dispersi in tutto il mondo.
Tenzin Gyatso (XIV Dalai Lama) e altri funzionari del governo sì esiliarono a Dharamsala in India, ma sparuti gruppi di resistenza continuarono la lotta in patria fino al 1969. Più volte la Cina chiese l'estradizione del Dalai Lama, ma l’ India, onorevolmente, sempre si rifiutò.
Nel 1965 venne creata la Regione fantoccio del Tibet e poco dopo arrivarono
gli scarti dell’ inferno; le famigerate guardie rosse fautori dell’ immonda rivoluzione culturale che iniziarono le distruzioni, le uccisione e la sterilizzazione delle donne che non poteva mirare ad altro se non ad una scientifica e completa estinzione. Dal 1950 venne distrutta la quasi totalità dei monasteri, oltre 6.000, di cui molti secolari, nonché altri siti e luoghi simbolo del popolo tibetano. Circa 1.200.000 tibetani vennero uccisi! Un vero e proprio GENOCIDIO. Si tratta comunque di stime in quanto non furono diffusi rapporti ufficiali e i tibetani non erano in grado di verificare il numero. Vi furono molte migliaia di arresti. Ancora oggi si contano tibetani, soprattutto monaci e monache, nelle carceri cinesi per reati politici legati alla fondamentale richiesta di indipendenza. Dalla fine degli anni 70 si sono avuto rivolte sempre represse nel sangue. Il Governo tibetano in esilio denuncia la volontà del Governo Cinese di cancellare definitivamente la cultura del Tibet con la repressione, da una parte, e con una propaganda martellante sui mass media e per le strade. Inoltre le scuole non possono insegnare il tibetano oltre ad una certa età, mentre rimane il cinese la lingua ufficiale.
Anche il Dalai Lama, in esilio, ormai non richiede più l'indipendenza del Tibet, ma una vera autodeterminazione che possa preservare ciò che è rimasto della sua cultura e che possa garantire ai tibetani i diritti umani fondamentali. La perdita dell’ interessante cultura tibetana sarebbe un impoverimento per tutto il mondo.
Dopo la morte di Mao, il nuovo leader cinese, Deng Xiaoping (1904 - 1997) promosse dal 1983 massicci trasferimenti di cinesi in Tibet per portare in condizione di minoranza il popolo tibetano. Straniero sulla sua stessa terra. Il trasferimento forzato aumentò dopo il fallimento dei colloqui segreti tra il governo cinese ed il Dalai Lama nel 1987. Pechino si rifiuta di riconoscere il Dalai Lama soprattutto dopo il conferimento del premio Nobel per la pace al Dalai Lama stesso.
Dal 13 marzo 2008 in Tibet sta divampando una sentita protesta contro la spietata dittatura del governo centrale cinese; numerosi monaci sono stati arrestati. Il regime comunista cinese ha accusato il Dalai Lama di fomentare dall’India gli scontri che stanno divampando in tutto il paese; i morti secondo fonti tibetana sono diverse centinaia. Gli indipendentisti minacciano la secessione da Pechino. Secondo fonti tibetane in esilio i morti delle proteste sono più di 100. Il 16 marzo il governo di Pechino ha chiuso Youtube per nascondere alla popolazione cinese i massacri in corso in Tibet ed ha espulso dal Paese la stampa estera e i turisti stranieri! Atteggiamento ignobile. La comunità internazionale teme un nuovo bagno di sangue sulle orme della tragica piazza Tienanmen. Intanto in Europa, U.S.A. ed in India divampa la protesta. Sempre il 16 marzo, a L'Aia in Olanda, è stata assaltata l'ambasciata cinese. I manifestanti chiedono la liberazione del Tibet e il boicottaggio della XXIX Olimpiade che si svolgeranno proprio in Cina. Il 17 marzo 2008 fonti ufficiali hanno comunicato l'uccisione di 72 tibetani ed azioni repressive nei confronti delle popolazioni dei maggiori centri, compresa la capitale Lhasa.
Personalmente credo che bisognerebbe boicottare le olimpiadi per mostrare apertamente disprezzo verso il governo cinese o per lo meno arrivare a minacciarlo, ma credo che ciò non avverrà, perché al resto del mondo interessa più restare in buoni rapporti con la Cina che salvare il popolo tibetano dall’ estinzione.
Queste sono verità che parlano di ingiustizie atroci, ma che vanno conosciute e se qualora già lo fossero, vanno ripetute all’ infinito, fino a quando non scenderà un po’ di giustizia sul tetto del mondo.
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